E-mail da Shahrazad è l'esordio letterario di Mohja Kahf, pubblicato originariamente nel 2003. La raccolta, prima traduzione italiana di una sua opera, è nel suo complesso una riflessione ironica, amara e appassionata sulla memoria, le radici e le difficili prospettive della società multiculturale. La cifra stilistica dell'autrice, in grado di raccogliere le differenti e complementari eredità di scrittrici come Wisława Szymborska e Annie Ernaux, si distingue per un'efficace e comunicativa alternanza di registri fra dramma, commedia e improvvisi slanci lirici, tenuti insieme da una vivida capacità narrativa e immaginifica.
Traduzione e prefazione a cura di Mirella Vallone, ricercatrice di Lingua e Letterature Angloamericane presso il Dipartimento di Lettere – Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia. I suoi interessi di ricerca riguardano la letteratura dell’epoca coloniale, le tematiche della identità, della memoria, della diaspora e della emigrazione, e la letteratura delle minoranze etniche. Ha lavorato sull’opera di Henry James, analizzandone il rapporto tra romanzo e teatro. Per i tipi di Aguaplano ha pubblicato il saggio Ciò che si muove ai margini. Identità e riscrittura della storia nazionale in Toni Morrison, Gloria Anzaldúa e Bharati Mukherjee (2013).
Vorrei averti incontrato ad Amman
Sai che sono rimasta ad aspettare
nell’anfiteatro sin dal tempo dei Romani?
Un poeta, Khidr, una donna o un uomo
Una musica proveniente dal paradiso come dall’inferno
Sai che ho raschiato il cancello
ripetutamente e lasciato che il gelsomino si attaccasse
per percorrere la città di Philadelphia, per scrutare
i cieli e le strade alla ricerca di – non so, un segno
Vorrei averti incontrato ad Amman
Sono andata alla ricerca di un Cananeo
o di un prete della città di Ur che mi conducesse per mano
attraverso qualche indicibile, antico rito caduto in disuso
nella ferita aperta di una verità pagana
per credere o non credere con te, dio o uomo –
Vorrei averti incontrato ad Amman